Paolo Milano

Critico letterario

1939-1955

New York, New York, Stati Uniti

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Nel 1923 Paolo Milano inizia la sua attività culturale nel mondo del teatro dirigendo il Villa Ferrari, il cui successo gli permette di fare la conoscenza di Silvio D’Amico, negli anni Trenta co-direttore con lui della rivista Scenario. Nel frattempo, Milano scrive anche recensioni letterarie per Italia letteraria e Pan. In questi anni è attivo anche come traduttore dal tedesco e dall’inglese. Si segnalano: Le confessioni di un cavaliere di industria di Thomas Mann, Dorothea Angerman di Gerhart Hauptmann e Philotas di G.E. Lessing. Nel 1931 scrive uno studio su Gotthold Ephraim Lessing per l’editore Angelo Fortunato Formiggini. Nel 1935 partecipa alla fondazione della rivista Caratteri, per cui scrive il significativo saggio “Lettera a Renato Poggioli tra razzismo e cultura.” Nel 1939 approda a Parigi, dove fa la conoscenza di Andrea Caffi. Tuttavia, a causa dei tumulti della guerra, anche il soggiorno parigino ha i giorni contati: New York lo attende. 

Negli USA, dove rimarrà fino al 1955, Milano ottiene una cattedra in Storia dell’Arte Drammatica presso la New School of Social Research. Successivamente insegnerà anche Letterature romanze e Letterature comparate presso il Queens College della City University of New York. Nel 1947 pubblica The Portable Dante per Viking Press e l’anno successivo Henry James o il proscritto volontario per Mondadori, che sarebbe dovuta essere la parte finale di un più ampio progetto critico finanziato dalla Rockefeller Foundation. 

The Portable Dante ebbe un recensore d’eccezione come W. H. Auden sul New York Times Book Review. Milano deve infatti buona parte della sua fama negli Stati Uniti alla pubblicazione di questo volume. Oltre ad una sua lunga introduzione, il volume comprende la Commedia tradotta da Laurence Binyon e commentata da C. H. Grandgent, la Vita Nuova in traduzione di Dante Gabriel Rossetti e, infine, una scelta di componimenti poetici e trattati danteschi. L’opera era stata suggerita da Alfred Kazin, autore di On Native Grounds, con cui Milano aveva instaurato un proficuo rapporto intellettuale.

Nel corso dei suoi anni negli Stati Uniti, lavora anche come consulente editoriale per l’Einaudi e come giornalista per Theatre Arts, The Nation, The New Republic e per il New York Times Review of Books; nel 1953 contribuisce con un’introduzione all’edizione americana della Luna e i falò di Cesare Pavese (Farrar, Straus, and Young). Scrive inoltre Note in margine a una vita assente e Racconto newyorchese. Entrambe le opere saranno pubblicate postume, la prima per Adelphi nel 1991 e la seconda per Sestante nel 1993. Le note all’interno di Note in margine iniziano nel 1947, anno in cui Milano finalmente riuscirà, per la prima volta dopo nove anni, a tornare in Italia. Il Racconto Newyorchese sarebbe dovuto essere la prima parte di un distico narrativo intitolato Poco amore e dedicato al nuovo bipolarismo mondiale. Lo spunto narrativo del Racconto è un dono dell’amico Saul Bellow, che gli riferisce la storia di un suo allievo dottore specializzato in fecondazione artificiale. 

Nel 1955 il critico comincia l’attività per cui è celebre, quella di recensore per L’Espresso, che proseguirà fino al 1986. Dopo la morte nel 1988, grazie al lascito dei familiari, la Biblioteca degli Intronati di Siena ha costituito un fondo a suo nome con più di 3000 volumi.

Vettori collegati

Renato Poggioli

accademico, traduttore, mediatore culturale

Europe-America Groups

Organizzazione culturale

Fonti

Angeletti, Valerio. 2022. La disciplina dell’esule: la letteratura comparata in America tra esilio e utopia e il caso studio Paolo Milano. Trento: Università degli Studi di Trento.
Angeletti, Valerio – Baldasso, F., 2022b. L’età di Whitman e l’esilio: l’America inedita di Paolo Milano. Milano: Mimesis Edizioni.
Belleggia, L., 2000. Lettore di professione fra Italia e Stati Uniti. Roma: Bulzoni.
Chametzky, J., 2013. “Paolo Milano.” In Out of Brownsville. Amherst: University of Massachusetts Press: 83-86.


 

Scheda redatta da: Valerio Angeletti