Mario Ghio

ingegnere ed urbanista
Mario Ghio

1920 / 2011

Torino, Roma, Italia

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Mario Ghio, laureato in Ingegneria nel 1948, è in quegli anni assistente volontario alla cattedra di Urbanistica di Cesare Valle presso la Sapienza ed è funzionario per l’INA-Casa, dove ricopre il ruolo di ispettore per le realizzazioni nel Mezzogiorno. Già nel gennaio 1953 presenta domanda per una borsa Fulbright al MIT, ma per questioni burocratiche prima e lavorative dopo, potrà partire solo nei primi mesi del 1955. Nel frattempo, grazie alla mediazione di Vittoria Calzolari che sposa nel 1954, intrattiene tra la primavera del 1953 e i l’inizio del 1955 una corrispondenza con Pietro Belluschi, dean della School of Architecture and Planning al MIT. Viene infatti invitato come visiting fellow con la possibilità di seguire le lezioni (Ghio chiede di poter seguire un corso di Urbanistica e uno di Housing) e di accedere alle biblioteche in cambio di alcune lecture sulle condizioni socioeconomiche della ricostruzione architettonica italiana. 
Grazie alla borsa di studio Ghio può frequentare per un semestre i corsi presso il MIT. Il second term dell’anno accademico 1954-1955 è ricco di opportunità, tra cui lo Housing Seminar di Lloyd Rodwin; i corsi di Light and color, Graphic presentation e Advanced visual design di György Kepes; uno dei primi corsi Form of the city che Kevin Lynch e Kepes tengono entro il programma di ricerca dedicato alla morfologia urbana e alla Perceptual Form of the City appena finanziato dalla Rockfeller Foundation. Proprio in quell’anno accademico i due danno avvio alla sperimentazione delle esplorazioni urbane nell’area metropolitana di Boston, cui probabilmente Ghio anche indirettamente prende parte. 
L’esperienza americana segna molto i temi e gli approcci su cui Ghio lavora con Vittoria Calzolari negli anni a cavallo dei viaggi americani e in quelli successivi al rientro da Harvard e MIT e le cui tracce si possono seguire con una certa chiarezza nel Quaderno n. 3 di La Casa (1954), curato da Ludovico Quaroni e dedicato al “quartiere” in cui entrambi scrivono di scena urbana e disegno degli spazi aperti.
In dialogo con il contributo su La Casa di Vittoria Calzolari, Mario Ghio scrive il saggio “L’allestimento della scena urbana”, in cui, tra l’altro, riprende alcune illustrazioni da un articolo di Lynch e utilizza alcune mappe percettive di Roma prodotte nel corso del lavoro di ricerca condotto da Bernard Rothzeid, borsista Fulbright da MIT a Roma quell’anno. Si tratta di un testo in cui l’autore amplia il dibattito sulla scena urbana alla questione della scala umana e del dimensionamento, fino a suggerire alcuni schemi diagrammatici per la progettazione dei centri funzionali nei nuovi quartieri. Ghio scrive inoltre un lungo testo con Elvezio Ricci, allora direttore del Servizio Giardini di Roma, tra i fondatori, nel 1950, dell’Associazione italiana degli architetti del giardino e del paesaggio, di cui è segretario. Le argomentazioni teoriche e le elaborazioni grafiche contenute in questo saggio si possono riconoscere come il blue-print della ricerca che verrà poi pubblicata nel 1961 nel noto volume Verde per la città.
 

Vettori collegati

Vittoria Calzolari

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Scheda redatta da: Marta Averna