Arte Programmata Exhibition

1962-65

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Inaugurata il 15 maggio 1962 a Milano, nel negozio Olivetti della Galleria Vittorio Emanuele, poi imballata in casse “arancione-Olivetti” e circolata in Italia e all’estero fino al 1966, la mostra Arte Programmata (sottotitolo Arte cinetica. Opera aperta. Opere moltiplicate) è un progetto di Bruno Munari che presenta le “opere in movimento” di una nuova generazione di artisti italiani – oggetti artistici cinetici, mossi da motori e meccanismi o dall’azione manuale dello spettatore. In particolare l’esposizione illustra il lavoro del Gruppo T (formatosi a Milano nel 1960 e composto da Giovanni Anceschi, Davide Boriani, Gianni Colombo, Gabriele Devecchi e Grazia Varisco), del Gruppo N (fondato nello stesso periodo a Padova da Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa, Edoardo Landi e Manfredo Massironi), oltre ad alcune opere dello stesso Bruno Munari, di Enzo Mari, Getulio Alviani e del Groupe de Recherche d’Art Visuel di Parigi (ovvero Julio Le Parc, François Morellet, Horacio Garcia Rossi, Yvaral, Joël Stein e Francisco Sobrino). Questi oggetti sperimentali sviluppano e celebrano nuove relazioni tra arte e design e nuove dinamiche tra arte e industria, manifestazione della vitalità del boom economico e del desiderio di progresso e rinnovamento che caratterizzano il contesto italiano in quegli anni. Per questo motivo la mostra è promossa e finanziata da Olivetti. Come spiega il catalogo della mostra, introdotto da Umberto Eco e curato da Munari in collaborazione con Giorgio Soavi (consulente artistico dell’Ufficio Pubblicità della Olivetti), il progetto rientra nella tradizione aziendale “di ricerca di nuovi mezzi e nuove forme di comunicazione visiva e nell’intento di promuovere la conoscenza delle più recenti esperienze svolte in questo campo da gruppi di giovani artisti in ogni parte del mondo”. Questo esperimento di neoavanguardia per molti non ha solo consentito la promozione di un movimento italiano riconducibile al più vasto mondo dell’arte cinetica, ma ha prodotto un tentativo di coniugare teoria della percezione, ricerca artistica e produzione industriale, nel momento di definizione della società industriale e urbana, che muove dall’allora nuovissimo concetto di “programmazione”, attorno a cui ruotava il lavoro avanguardistico della Olivetti – il cui dinamismo, in quegli anni, si traduceva anche nella capacità di attrarre ed integrare talenti e personalità provenienti da campi diversi. 

Dopo alcune tappe in Italia (Milano, Roma, Venezia, Trieste) e in Europa (Düsseldorf e Londra), grazie al supporto dello Smithsonian Institution la mostra sbarca in America, dove circola in diverse città. Inizialmente è inaugurata nel Loeb Student Center di New York (July–August 1964), poi è allestita presso la Florida State University (October–November 1964), il Columbia Museum of Art (January–February 1965), la Andrew Dickson White Museum of Art (Cornell University, Ithaca, March–April 1965) e l’Art Museum di Allentown (May 1965). L’iniziativa ha presentato per la prima volta il lavoro di questa nuova generazione di artisti italiani nel contesto americano, stimolandone l’esposizione in altri contesti e favorendone l’integrazione nelle collezioni di diversi musei (come il MoMA, ad esempio). 

Vettori collegati

Bruno Munari

grafico, designer, artista

The Museum of Modern Art

museo

Fonti

Bruno Munari, Giorgio Soavi (a cura di), Arte programmata. Arte cinetica, opere moltiplicate, opera aperta, catalogo della mostra, Officina d'arte grafica Lucini, Milano 1962. 

Enrico Morteo, Alberto Saibene (a cura di), Programmare l’arte. Olivetti e le neoavanguardie cinetiche, Johan & Levi, Milano 2012. 

Scheda redatta da: Elena Montanari