Canzone Napoletana

Genere musicale
Canzone Napoletana

1800-1972

Italia-Stati Uniti

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musica e canzoni

Tra i repertori di canzone più celebri al mondo, la canzone napoletana ha una lunga storia che risale almeno alla fine dell’Ottocento. Creata a partire da un caposcuola come Salvatore Di Giacomo e da compositori come Luigi Denza, Mario Pasquale Costa ed Evemero Nardella, si è imposta a livello internazionale con brani di alta qualità letteraria e musiche vicine alla tradizione della romanza da salotto ma che sapevano anche incorporare ritmi “esotici”: O sole mio (1898), la più famosa delle canzoni napoletane interpretata anche da Elvis Presley con il titolo di It’s Now or Never (1960), si basa per esempio su una habanera. Anche le movenze della tradizionale tarantella potevano essere recuperate e utilizzate in una prospettiva moderna (Funiculì funiculà, 1880) e non mancavano, infine, canzoni composte da “orecchianti” e in seguito divenute celebri come ‘O marenariello, poi incisa nella seconda metà del Novecento da autori italoamericani quali Dean Martin e Connie Francis (con il titolo I Have but One Hurt) e Frank Sinatra.

Il successo internazionale della canzone napoletana fu dovuto sia perché la canzone entrò nel repertorio di tenori famosi, a cominciare da Enrico Caruso, sia per la diffusione che ne fecero gli emigranti, i quali la assunsero come simbolo identitario, generando nel tempo un florido mercato discografico a essi rivolto. La canzone napoletana nel suo versante americano utilizzava il cosiddetto ‘brucculino’ (da Brooklyn), vale a dire un linguaggio misto, napoletano e inglese-americano, ed era musicalmente alquanto stilizzata, avendo come obiettivo quello di richiamare negli ascoltatori i suoni “tipici” della terra di origine: i testi, però, riflettevano spesso le sorprendenti esperienze che gli emigrati vivevano nella terra promessa, e quindi l’anonimato delle grandi città, il ruolo emancipato della donna e, a volte, anche temi politici normalmente estranei alle canzoni napoletane italiane. I cantanti napoletani-americani, poi, furono quasi ignorati in Italia: fatta eccezione per Gilda Mignonette, che riuscì, proprio grazie al suo trasferimento in America a trasformarsi in una star internazionale rientrando di frequente a Napoli come “ambasciatrice” della sua canzone nel mondo.

Al di là del periodo iniziale, la canzone napoletana è tuttavia sempre stata una componente importante dell’offerta musicale negli Stati Uniti. A parte la canzone “classica”, sempre nel repertorio di artisti italoamericani (Mario Lanza, per esempio), ebbero successo anche canzoni composte nel secondo dopoguerra, convenzionalmente considerato il momento storico nel quale il periodo di maggior splendore del genere è ormai passato e alcuni autori riuscirono, infatti, a produrre un certo numero di canzoni che ebbero notevole successo: queste nuove canzoni napoletane recuperavano, da un lato, un eros precluso al linguaggio tipico del repertorio classico e, dall’altro, esploravano soluzioni armoniche e ritmiche moderne e inusuali e alcune di esse ebbero successo anche in America, per esempio Luna rossa (1950), cantata da Frank Sinatra e da Vic Damone, Sciummo (1953), interpretata da Bing Crosby e dallo stesso Sinatra e Luna caprese (1953), resa popolare da Connie Francis. Più recentemente Anema e core (1950) è stata proposta da Frankie Avalon, Vic Damone, Grace Jones, Michael Bublé e Scalinatella (1948) da Mike Patton, musicista di impronta underground e leader dei Faith No More, in un disco realizzato nel 2010 con il trombettista siciliano Roy Paci e dedicato interamente a canzoni italiane. Accanto a ciò, vanno senz’altro menzionati i ripetuti successi in terra americana di Peppino Di Capri e Renato Carosone (autore, insieme a Nisa, della celebre Tu vuò fa’ l’americano, 1956), primo italiano ad andare in scena alla Carnegie Hall.

La canzone napoletana è, insomma, parte integrante di quei prodotti dell’industria culturale caratterizzati dai tratti tipici che, nel classico rapporto di attrazione-repulsione che il mondo anglosassone ha sempre avuto verso il Mediterraneo, vengono di solito attribuiti in maniera stereotipata agli italiani: esuberanza, familismo, passionalità

Vettori collegati

Renato Carosone

cantautore e musicista italiano

Funiculì funiculà

Canzone

'O sole mio

Canzone

Fonti

Canessa, Francesco. Ridi, pagliaccio!.  Capri: Edizioni La Conchiglia, 2015.

De Clementi, Andreina. Di qua e di là dall’oceano. Roma: Carocci, 1999.

De Simone, Roberto. “Appunti per una disordinata storia della canzone napoletana,” in Culture musicali, Quaderni di etnomusicologia II/3, 1983.

Frasca, Simona. Birds of Passage. The Diaspora of Neapolitan Musicians in New York. New York: Palgrave, 2010.

Scarpellini, Emanuela, e Jeffrey T. Schnapp (a cura di), ItaliAmerica. Milano: il Saggiatore, 2012.

Emanuela Scarpellini e Jeffrey T. Schnapp (a cura di), ItaliAmerica, Milano, Il Saggiatore 2012.

Masi Stefano e Franco Mario, Il mare, la luna, i coltelli, Tullio Pironti Editore 1988.

Pesce Anita, La sirena nel solco, Guida 2005.

Stazio Maria Luisa, Osolemio, Bulzoni 1991.

Vacca Giovanni, Gli spazi della canzone, LIM 2013.

Scheda redatta da: Giovanni Vacca