Michelangelo

allestimento di una transatlantico
Michelangelo

archivio Matteo Longoni, Milano

1958 / 1991

Genova, Italia; Karachi, Pakistan

scenario
categoria
cose
tag
interni

Nino Zoncada

progettista

Matteo Longoni

progettista

Giulio Minoletti

architetto

Vincenzo Monaco, Amedeo Luccichenti

architetti

Anche a seguito di forti pressioni dei sindacati, che volevano tutelare e implementare il lavoro dei cantieri navali, la Società Italia di Navigazione cominciò nel 1958 la realizzazione di due grandi transatlantici, la Michelangelo e la Raffaello. Varati nel 1962, quando ormai il trasporto aereo aveva surclassato quello marittimo, i due transatlantici vennero faticosamente adattati ad un uso turistico, reso difficile dalla scansione dei loro interni in tre classi ben divise. Per promuoverne l’uso furono messi in campo molti strumenti, oltre alle campagne pubblicitarie: nel 1969 negli spazi di entrambe le navi venne girato il film Amore mio aiutami, presentato al pubblico dallo stesso Alberto Sordi proprio nel cinema della Michelangelo.
Il disegno di entrambi i transatlantici presentava alcuni aspetti innovativi, come la presenza dei fumaioli a traliccio, studiati e testati nella galleria del vento del Politecnico di Torino, il design particolarmente slanciato dello scafo e la qualità dei ponti scoperti, dove erano presenti sei piscine riscaldate nelle giornate più fredde, pensate come simbolo della rotta del sole che la nave percorreva.
 
Gli interni vennero affidati a due gruppi di professionisti diversi: sulla Michelangelo lavorarono per le sale di prima classe Vincenzo Monaco e Amedeo Luccichenti, con la collaborazione di Nino Zoncada, per i vestiboli Gustavo Pulitzer Finali, per le sale comuni della classe turistica Giulio Minoletti e per tutte le attrezzature balneari Matteo Longoni. 
Come nelle navi allestite nell’immediato dopoguerra, gli interni erano giocati sulla costruzione di un rapporto armonioso fra opere di diverse arti, e promuovevano la capacità fattiva e artistica italiana. 
Gli spazi comuni erano tutti giocati su continuità spaziali, visive o funzionali, tra stanze adiacenti, come nel soggiorno di prima classe collegato alla sala delle feste, dominata da un grande arazzo di Giuseppe Capogrossi, da scelte arredative e cromatiche simili, come il grigliato in alluminio del soffitto.
Nelle sale comuni della classe turistica si esploravano possibilità di flessibilità, attraverso l’uso di grandi pareti mobili capaci di creare spazi unici o di suddividerli, in un’ottica di dilatazione visiva verso le passeggiate coperte, ottenuta grazie alle grandi pareti vetrate.
Verande e piscine erano impreziosite dagli smalti di Enrico Ciuti nell’angolo dedicato all’orchestra, che guardava alla pista da ballo illuminata la sera da plafoniere esagonali e punti luminosi multicolori disposti ad intervalli regolari. 
La grande attenzione progettuale e l’esito felice dei progetti non determinano la loro riuscita economica e il potenziamento del loro ruolo di ambasciatori culturali e turistici dell’Italia, nonostante il racconto dei loro passeggeri ricordi un’esperienza eccezionale per la qualità degli spazi, nonostante la scansione in classi, e delle attività proposte, che li sedimenta comunque nella memoria collettiva come simbolo di una attitudine al bello tutta italiana.

Vettori collegati

"Flagships three"

Interiors, 7/1966

Società di Navigazione Italia

compagnia di navigazione

Matteo Longoni

progettista

Gustavo Pulitzer - Finali

progettista

Nino Zoncada

progettista

Giulio Minoletti

architetto

Media gallery

Fonti

Bet, Adriano, Bonfiglioli, Roberto e Giorgio Roncagliolo, a cura di. 1969. L'arte a bordo della T/N Michelangelo e della T/N Raffaello. Genova: Italia Navigazione.
Eliseo, Maurizio e Paolo Piccione, a cura di. 2002. Transatlantici. Storia delle grandi navi passeggeri italiane. Genova: Tormena Editore.
 

Scheda redatta da: Marta Averna