Cinecittà

Cinecittà

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1937-

Roma

scenario
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istituzione/ente

Federico Fellini

regista

Dopo essere stati depredati, bombardati e convertiti in campo di prigionia e di accoglienza per gli sfollati del secondo conflitto mondiale, nel dopoguerra gli studi di Cinecittà in Roma diventano il punto di riferimento delle produzioni cinematografiche statunitensi all'estero. Dopo la riapertura avvenuta nel 1946, nel quinquennio 1948-53 in Italia si producono in media da 54 a 145 film all'anno (con un fatturato che passa dagli 8 ai 48 milioni di dollari). I film girati in questo periodo a Cinecittà ottennero ben 90 candidature agli Academy Awards, conquistando 51 premi Oscar. 

Mentre in Italia si inaugurano ben 3278 nuove sale cinematografiche, negli States, complice il successo del mercato televisivo, il numero cala di 5000 unità. Soprannominata la "Hollywood sul Tevere", Cinecittà ospiterà numerosi kolossal americani e co-produzioni italo-americane fra cui Quo Vadis? (Le Roy, 1951), Ben-Hur (Wyler, 1959) - vincitore di 11 premio Oscar che annovera fra gli assistenti un giovane Sergio Leone - e Cleopatra (Mankiewicz, 1963). Come scrive Robert Gordon, a Roma Hollywood si reinventa, "attingendo a un filone di glamour e a una nuova dimensione di celebrità cosmopolita accanto alle suggestive immagini della città eterna".

I costi di produzioni ridotti, l'eccellenza e l'inventiva delle maestranze nonché le bellezze paesaggistiche e architettoniche offerte dal territorio romano e italiano, attirarono infatti le produzioni americane a girare a Cinecittà circa 40 film nel corso di due decenni, sviluppando non solo un sistema cinematografico, ma una vera e propria sottocultura ricordata come "Hollywood sul Tevere".


Voluti dal fascismo come mezzo di ammodernamento e contrasto all'ingerenza del cinema americano, grazie a una politica di incentivo e ridistribuzione dei guadagni americani all'interno del paese (la così detta "legge Andreotti" del 1949), fra il 1950 e il 1969 Cinecittà divenne il principale centro di produzione cinematografica americano in Europa. Contestualmente le case di produzione che gravitavano su Cinecittà come Titanus, Lux e Cineritz consolidarono il sistema di coproduzione fra Italia e America che permise alle rispettive industrie di ottenere sussidi da entrambe le nazioni, condividere cast artistico e maestranze, nonché di ammortizzare i rischi d'impresa.  

In virtù di questi accordi bilaterali, film come Roman Holiday (Wyler, 1951), Three Coins in the Fountain (Negulesco, 1954) , It Started in Naples (Shevelson, 1960), The Roman Spring of Mrs Stone (Quintero, 1961), Two Weeks in Another Town (Minnelli, 1962), Rome Adventure (Daves, 1962), Buona sera, Mrs. Campbell (Frank, 1969) contribuirono ad affermare oltreoceano lo stile di vita italiano moderno (fatto di convivialità, glamour e bellezza), i prodotti del made in italy (come la Vespa Piaggio o gli abiti delle Sorelle Fontana) e con loro tutta una serie di fantasie associate ai temi dell'amore, del viaggio e della celebrità. In questo contesto di modernizzazione di pratiche e costumi, inedite coppie italo/americane come Clark Gable e Sophia Loren, Gina Lollobrigida e Rock Hudson (sullo schermo) o Walter Chiari e Ava Gardner, Roberto Rossellini e Ingrid Bergman (fuori dallo schermo), produssero  negli spettatori americani dei "transiti emozionali" fra gli spazi del sentimento tipici dei paesaggi italiani e i corpi "da sogno" delle star americane.


Le più esemplari opere del cinema italiano del dopoguerra girati a Cinecittà : prima con i film del neoreliasmo, poi con quelli più prettamente "moderni" di autori legati a Cinecittà come Rossellini, De Sica, Fellini e Monicelli.


Parallelamente, i teatri di posa di Cinecittà ospitarono le riprese delle più importanti opere del cinema italiano del dopoguerra che goderono di una facilitata distribuzione americana. Agli studi di Roma si legarono i nomi di Rossellini, De Sica, Monicelli e Fellini, che consacrò il gigantesco "Teatro 5" (oltre 2800 mq) a suo studio di creazione privilegiato. Proprio qui Pietro Gherardi ricostruì le strade di Via Veneto per le scene de La dolce vita (Fellini, 1960), il film che più di tutti si è affermato nell'immaginario collettivo statunitense. 

La presenza di Cinecittà nell'immaginario collettivo americano persiste anche in epoca contemporanea, influenzando le nuove produzioni. Basti pensare alla scelta di Martin Scorsese di girare qui il suo Gangs of New York (2002) per avvalersi delle maestranze italiane e della collaborazione dello scenografo Dante Ferretti.    

Vettori collegati

Federico Fellini

regista

Sophia Loren

attrice

La dolce vita

film

Vacanze romane

film

Cineriz

casa di produzione e distribuzione

8 e 1/2

film

Academy Awards

premio cinematografico

"How Big is La Dolce Vita in America?"

Boxoffice, 10/07/1961

La baia di Napoli

film

Lux Film

Società di produzione e distribuzione cinematografica

Le amiche

Film

Michelangelo Antonioni

Regista

I soliti ignoti

Film

La grande guerra

Film

Piero Poletto

Scenografo

Dino De Laurentiis

Produttore

Titanus

Casa di produzione cinematografica

Come prima

Film

“A princess goes on a spree”

Life (8/1953)

Peplum

Genere cinematografico

Sergio Leone

Regista

Media gallery

Fonti

Gordon, Robert, "Hollywood and Italy", in Peter, Bondanella, The Italian Cinema Book, New York: Palgrave MacMillan, 2014, pp. 123-129.

Bondanella, Peter, The Eternal City: Roman Images in the Modern World (Chapel Hill: University of North Carolina Press, 1987).

Bruscolini, Elisabetta, Rome in Cinema between Fiction and Reality (Rome: Fondazione Scuola Nazionale di Cinema, 2001).

Di Biagi, Flaminio, Il cinema a Roma: Guida alla storia e ai luoghi del cinema nella capitale (Rome: Palombi Editore, 2003).

Gomery, Douglas, "Transformation of the Hollywood System", in Geoffrey Nowell-Smith (a cura di), World Cinema (Oxford: Oxford University Press, 1996), pp. 443-51.

Gundle, Stephen, Death and the Dolce Vita. The Dark Side of Rome in the 1950s (London: Canongate Books, 2011). Kaufman, Hank and Gene Lerner, Hollywood sul Tevere (Milan: Sperling and Kupfer, 1982).

Morreale, I film della dolce vita. Cinema d'autore degli anni Sessanta (Roma: Dino Audino, 2021).

Scheda redatta da: Giuseppe Gatti