Il verde per le città

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Il verde per le città

1961

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Verde per la città è l’esito di una ricerca commissionata nel 1959 dal Comitato Olimpico Nazionale in occasione delle Olimpiadi di Roma del 1960, su segnalazione di Adalberto Libera, allora a capo dell’ufficio studi del programma Ina-Casa. Di fatto si tratta, come anticipato, della restituzione di una ricerca su cui la coppia è al lavoro sin dai primi anni Cinquanta, in un percorso incrementale di progressiva precisazione degli aspetti metodologici e regolativi del progetto degli spazi aperti. 
Attraverso una comparazione tra contesti urbani europei e buone pratiche internazionali, progetti e dimensionamenti di luoghi per lo sport, scuole, biblioteche e spazi aperti pubblici, il volume rappresenta un’accurata critica alla città del boom economico e al contempo una generosa proposta per il suo futuro. Verde per la città propone un’interessante contaminazione tra sguardi teorici e operativi a differenti livelli che in parte anticipano alcuni dei temi che verranno dibattuti negli anni successivi. In primo luogo, propone un’attenzione al progetto dello spazio pubblico e alla sua percezione come spazio di vita quotidiana, entro cui costruire condizioni di benessere e di qualità della vita. In secondo luogo, mostra una sensibilità per certi versi innovativa in Italia nei confronti dell’ecologia urbana e del paesaggio che, sebbene supportata dal tema più tradizionale del dimensionamento urbanistico e del fabbisogno pro-capite, apre con generosità all’urban e al landscape design come strumento di lavoro (di regolazione e di attuazione). In terzo luogo, anticipando un dibattito che si formalizzerà in Italia solo alla fine del decennio con la definizione del decreto sugli standard urbanistici propone un’operatività su base comparativa con una pluralità di contesti e di buone pratiche internazionali che di fatto contribuisce a sprovincializzare il dibattito italiano. Infine, proprio connessa a quest’ultima dimensione, già presente nell’articolo di Ghio-Ricci del 1954 in parte grazie alla presenza dello stesso Ricci, c’è un’attenzione nei confronti della dimensione amministrativa, di governo, gestione e manutenzione dello spazio aperto e dello spazio dei servizi che costituisce un elemento significativo e di grande interesse, che in parte interagisce con la contaminazione di altri contributi disciplinari, dalla botanica, all’agronomia, all’ingegneria idraulica. 
La forma manualistica del volume si offre alla riflessione e diventa ben presto riferimento dei diversi gruppi di lavoro che in quegli anni si cimentano con il dimensionamento degli spazi ad uso pubblico. I suoi contenuti di respiro internazionale contribuiscono ad aprire il dibattito, in modo alternativo rispetto alle traiettorie dell’urbanistica italiana del secondo dopoguerra, a cavallo tra piano, progetto urbano e architettura del paesaggio, costruendo parte della declinazione nazionale del townscape e dell’urban design.
 

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