Variety, 9/1961

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Variety, 9/1961

Variety Digital Archive

1961

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Nell’edizione del 26 aprile 1961 il settimanale di cultura cinematografica Variety dedica una sezione di oltre trenta pagine al cinema italiano. L’insieme di questi contributi composti da articoli, report e inserzioni pubblicitarie, offre una preziosa fotografia dell’impatto del cinema italiano nella cultura americana del dopoguerra. Scorrendo le pagine infatti vengono evocati, promossi ed elogiati film, autori e produttori italiani che faranno la storia del mercato transatlantico e del «galoppante» successo del cinema italiano in America.

La sezione si apre con un articolo firmato dal presidente della Mostra del cinema di Venezia Domenico Meccoli che descrive la caratura internazionale dell’evento ospitato al Lido, rimarcandone il ruolo di sostegno al cinema di qualità. La vision del festival - ricorda Meccoli ai lettori di Variety - è quella di creare un ambiente dove produttori, esercenti, distributori e critici collaborino al rilancio internazionale delle sale. Una strategia esemplare nel contesto italiano, e riassumibile con la formula «better films for better audiences». Oltre a Venezia, si dà un certo risalto anche all’espansione del MIFED, l’International Film, Tv film, and Documentary Market of Milan che viene recensito dal corrispondente italiano Michell Guido Franci e reclamizzato a tutto campo qualche pagina dopo. Tratto distintivo della fiera milanese, sostiene Franci, è considerare film e documentari come una categoria merceologica, favorendone la cooperazione commerciale internazionale all’interno degli spazi della fiera di Milano opportunamente allestiti per favorire gli scambi (si parla di otto sale di proiezione, numerose sale riunioni e apparecchi per la telecomunicazione internazionale).

In un altro report si attesta che fra il 1957 e il 1960, nel contesto italiano, i film made in italy abbiano eroso a proprio favore un cospicuo 10% dagli incassi dei film americani. Dal 30% i film italiani detengono il 40% del mercato, mentre Hollywood scende dal 48% al 40%. In un altro articolo si parla non a caso di un nuovo “boom” del export italiano in America dopo che negli anni Cinquanta i peplum diretti da Francisi per Lux e distribuiti da Joseph Levine avevano riscosso un primo successo oltreoceano e favorito la nascita di numerose partnership italo-americane. «Questo tentativo italiano di rivaleggiare su Hollywood (“unendosi a Hollywood” come qualcuno ha notato) sarà premiato e, se sì, quanto durerà?», si chiede l’articolista di Variety elencando le più incisive compartecipazioni Italia-Usa: Dino De Laurentiis con Paramount e Columbia Pictures, Galatea e 20th Century Fox, Titanus con Metro Goldwyn-Mayer e United Artists, Lux e Titanus con Embassy Pictures. Gli stessi nomi tornano a più riprese nel corso di altri articoli dedicati alla fiorente industria filmica italiana ma soprattutto in diverse inserzioni promozionali a tutta pagina che compaiono nel corso del numero. Alcuni film italiani, si ricorda, hanno superato il miliardo di incasso. Fra questi è possibile riconoscere film dall’indubbio successo transatlantico come Anna (1951), Guerra e pace (1956), La dolce vita (1960), la trilogia dei Pane, amore e… (1953-1955), La grande guerra (1960) e altri. Come si nota, il successo commerciale di questi film è dovuto a otto grandi figure imprenditoriali e otto registi italiani: Amato, De Laurentiis, Gualino, Jegher, Lombardo, Malenotti, Ponti e Rizzoli (per il comparto produttivo); Blasetti, Camerini, Fellini, Lattuada, Matarazzo, Monicelli e Risi (per quello registico). Si attesta anche un certo cambiamento nei gusti del pubblico italiano dove le figure registiche più gettonate – Fellini, Visconti e Antonioni, secondo un sondaggio citato da Variety – sono espressione del cinema d’autore anziché delle produzioni più “commerciali”.

Fra le inserzioni pubblicitarie di maggior rilievo del numero ricordiamo quelle di Cineritz per i film prodotti e distribuiti in America nella stagione 1961-62 (da Che Gioia vivere a Boccaccio ’70); di Galatea per l’imminente uscita di Salvatore Giuliano di Rosi e Divorzio all’Italiana di Germi; dei “Tirrenia studios” di Ponti e Malenotti, stabilimenti cinematografici competitor di Cinecittà promossi come i «più moderni d’Europa»; la promozione dei film italiani premiati nel 1960 nei maggiori festival internazionali; l’annuncio della nascita della Titanus-Metro, società di produzione italo-americana presieduta a Roma da Goffredo Lombardo; e la promozione “personale” di Dino De Laurentiis che, incorniciando un precedente articolo di Variety, viene celebrato come «il produttore n.1 in Italia e nel mondo».        

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Titanus

Production studio

Federico Fellini

director

Divorce Italian Style

film

Carlo Ponti

producer

Venice Film Festival

film festival

La Dolce Vita

film

Pietro Germi

Director

Cineriz

producer

Joseph E. Levine

Distributore/Produttore

Vittorio De Sica

Director/Actor

The Great War

Film

Michelangelo Antonioni

Director

Dino De Laurentiis

Producer

Goffredo Lombardo

Producer

Sources

Variety 222, no. 9 (26 April 1961): pp. 61-90.

Author Giuseppe Gatti