Streets for People: A Primer for Americans

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Streets for People: A Primer for Americans

Bernard Rudofsky, pagina del libro Streets for People: A Primer for Americans, 1969. © Doubleday.

1969

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Bernard Rudofsky

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Composto a partire dal materiale raccolto per la mostra Streets, Arcades and Galleries (1967), commissionata – e mai realizzata – da Arthur Drexler per il Museum of Modern Art di New York, il libro Streets for People, pubblicato da Bernard Rudofsky nel 1969, rappresenta il compendio e l’epilogo di un progetto di ricerca e divulgazione più ampio, volto a inquadrare la strada come spazio sociale, in alternativa alla sua interpretazione come mero ambito di circolazione. Questo progetto nasce, infatti, nel periodo in cui Kevin Lynch pubblica The Image of the City (1960), Jane Jacobs The Death and Life of Great American Cities (1961) e in cui, più in generale, studiosi e progettisti iniziano a interrogarsi sull’apparente “morte” dello spazio pubblico in ambito statunitense. E in questo senso, Rudofsky vuole provare a capire quali siano gli impedimenti strutturali che le città americane oppongono a quel modo di abitare la città che aveva conosciuto direttamente nell’area mediterranea e, soprattutto, in Italia. “Dedicato al pedone sconosciuto”, quindi, il libro è pensato come “un primer per gli americani”, in cui l’autore presenta le città europee come un modello progettuale per la creazione di luoghi per la comunità, introducendo il lettore a un ampio catalogo di alternative morfologiche – tra cui piazze, strade, logge e portici – usate per tradurre il dibattito contemporaneo sulla pianificazione urbana in un insieme di indicazioni architettoniche chiare per costruire e attivare spazi pubblici vivibili. Il tutto costruito attraverso una sorta di doppia traduzione: quella della tradizione europea e italiana nel contesto americano, realizzata con una specie di ironica analisi comparativa, e quella di una serie di parametri astratti in un insieme di specifiche condizioni architettoniche, spaziali e atmosferiche di cui la vita pubblica ha bisogno per svilupparsi appieno, articolata in un’ampia raccolta di riferimenti vernacolari. 
Questo spiega il ruolo fondamentale che l’interpretazione critica di Rudofsky avrà, non solo nel definire un modo di guardare agli spazi della città in modo più sensoriale e partecipato, ma anche nell’orientare il dibattito sulla progettazione urbana verso la sostituzione dei precedenti criteri di separazione e specializzazione con concetti come vita di strada, diversità e integrazione, attraverso i quali le grandi città americane inizieranno a ripensare la propria infrastruttura pubblica. La sua attenzione al tema della vivibilità urbana, infatti, sarà determinante, tra gli altri, per la nascita dell’organizzazione Project for Public Spaces di Fred Kent (1975), per la pubblicazione del libro On Streets di Stanford Anderson (1978), per la realizzazione della mostra Urban Open Spaces al Cooper-Hewitt Museum (1979) e per l’attivazione dello “Street Life Project” di William Whyte, culminato, poi, nella pubblicazione di The Social Life of Small Urban Spaces (1980); senza nemmeno menzionarela sua rilevanza per i lavori della New York City Planning Commission volti a creare spazi pubblici più ricchi e vitali. Tutti apporti che, a partire dalla metà degli anni Ottanta, costituiranno la base condivisa della maggior parte delle attività di progettazione urbanistica e progettuale di “placemaking”, che verranno poi esportate nuovamente in Europa come modello predominante di approccio alla costruzione e l’analisi della città.
 

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Arthur Drexler

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Bernard Rudofsky

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The Museum of Modern Art

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Sources

Bernard, Rudofsky. Architecture Without Architects. New York: MoMA, 1964.
Maas, John. "Streets for People by Bernard Rudofsky." The Saturday Review, December 1969: 27-29.
Rudofsky, Bernard. "Serge Chermayeff: I mali, i pericoli e la possibile salvezza, del moderno abitare urbano." Domus, no. 410 (1964): 45-46.
Rudofsky, Bernard. Streets for People: A Primer for Americans. New York: Doubleday, 1969.

Author Jacopo Leveratto