Mario Lanza

Singer/Actor
Mario Lanza

mariolanzatenor.com

1921-1959

United States

scenario
category
parties
tag
people, cinema, music and songs

Mario Lanza, che assunse il suo nome d’arte in onore della madre, Maria Lanza, era figlio di emigrati italiani (molisano il padre Antonio, abruzzese Maria) e nacque nello stesso anno in cui morì Enrico Caruso. Un “passaggio di consegne” che sembrò incarnarsi in The Great Caruso (Il grande Caruso) di Richard Thorpe, il film sul grande tenore napoletano da Lanza interpretato nel 1951. Ma è sempre necessario ricordare quanto la figura di Caruso abbia significato per ogni figlio di emigrati negli Stati Uniti in cerca di fortuna nella musica: successo, riscatto, identità. Ed è così che anche il giovane Alfred, che gli amici chiamavano Freddie, cominciò ad appassionarsi alle sette note ascoltando la fonogenica voce del grande napoletano che aveva stregato il mondo. È altrettanto necessario, però, osservare che, come scrive il suo biografo Armando Cesari, «le principali fonti di ispirazione, comunque, continuarono ad essere i dischi della collezione di suo padre», il che mostra quanto le nuove modalità di riproduzione e di ascolto della musica abbiano influenzato l’educazione musicale degli artisti del ‘900 non solo nel jazz e nella popular music, come di solito si pensa, ma anche nei generi ‘classici’, per tradizione trasmessi esclusivamente attraverso l’apprendimento diretto maestro-allievo.  

Nel 1942, il celebre direttore d’orchestra Serge Koussevitzky lo sentì cantare, lo apprezzò e lo volle con sé presso il Tanglewood Music Center, centro di perfezionamento di studi musicali da lui fondato: ne risultò un ingaggio per il ruolo di Fenton ne Le allegre comari di Windsor di Otto Nicolai e il definitivo cambio di nome dell’artista. Negli anni della seconda guerra mondiale, Lanza si esibisce per le truppe americane e si sposa con la sorella di un amico dell’esercito, un matrimonio da cui nasceranno quattro figli. Trasferitosi a New York, Lanza comincia a studiare con il maestro di Beniamino Gigli Enrico Rosati che, preso atto dell’enorme estensione della sua voce, cominciò a perfezionarne la tecnica, insegnandogli ad usare il diaframma, a rilassare i muscoli del volto e della gola in modo da permettergli di cantare per ore senza sforzarsi, come lo stesso artista gli riconobbe. Firmato un contratto con la Columbia, Lanza si unì al soprano Frances Yeend e al baritono George London formando il Bel Canto Trio per una tournée internazionale. Nel 1947 è oramai in forte ascesa: sul Los Angeles Examiner, Ernest Lonsdale scrive che «la voce di Lanza è piena, calda e squillante. Ha espressione, emozione e buona pronuncia». La sua carriera lirica, però, sarà sempre discontinua: intercettato dal produttore Joe Pasternak della Metro-Goldwyn-Mayer, l’artista viene lanciato nel cinema e The Midnight Kiss (Il bacio di mezzanotte, Norman Taurog, 1949) ne fa una vera e propria star. A questo seguirono altri film, tra cui The Toast of New Orleans (Il pescatore della Louisiana, Norman Taurog, 1950) e, soprattutto, The Great Caruso, un incredibile successo che portò Lanza al picco della sua popolarità. Il paragone con Caruso si fece sempre più insistente ma si tratta di un paragone più orientato verso il mito che verso la reale contiguità se, come scrive ancora Cesari, «nonostante l’approccio essenzialmente lirico al canto, questa prima fase della sua carriera fu raramente paragonata a quella di un tenore – come Gigli – ma ai toni più scuri e squillanti di Caruso». Lanza, che ha anche lavorato in radio e televisione (nel 1951, il Mario Lanza Show, sponsorizzato dalla Coca Cola, venne mandato in onda per cinquantanove puntate dalle reti CBC e NBC), ha effettuato centinaia di registrazioni per la RCA, con arie d’opera, romanze, canzoni popolari (come, per esempio, Bésame mucho o Arrivederci Roma, dall’omonimo film – titolo originale Seven Hills of Rome – di Roy Rowland che girò come protagonista nel 1957) e canzoni napoletane.

Come accade per tutti gli artisti di origine italiana, anche su Mario Lanza furono proiettate immagini convenzionali di maschio ‘latino’ e, quindi, di amante delle donne e della bella vita. A questa fama di vitalità e di istintività contribuì forse anche la sua zoppicante educazione musicale: come Caruso, infatti, Lanza leggeva con difficoltà la musica e la sua arte si basava su un orecchio formidabile e su una non comune sensibilità, peculiarità che non potevano che confermare lo stereotipo dell’italiano meridionale dal talento primitivo e innato.

Mario Lanza morì di malattia il 7 ottobre 1959 a soli trentotto anni. Filadelfia, la città che l’ha visto nascere, ospita oggi, nei pressi della sua casa natale, il Mario Lanza Institute & Museum che, precisa il sito, non è un fan club ma un’istituzione non-profit preposta a preservare la memoria dell’artista attraverso un allestimento museale e la concessione di borse di studio.

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Soft Drink - Coca Cola Company

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Sources

Mario Lanza Institute & Museum (https://www.mariolanzainstitute.org/)

Cesari, Armando. Mario Lanza. An American Tragedy. Fort Worth: Baskerville Publishers, 2004.

Gargano, Pietro, e Gianni Cesarini. Caruso. Vita e arte di un grande cantante. Milano: Longanesi & C. 1990.

“Forum – Mario Lanza, Tenor” (https://www.mariolanzatenor.com/forum.html)

Author Giovanni Vacca