Seven Hills of Rome

Arrivederci Roma (The Seven Hills of Rome, Rowland, 1957), vero e proprio film-cartolina della città di Roma con protagonista la star italoamericana Mario Lanza, ha il merito di aver reso internazionalmente celebre l’omonimo brano musicale composto da Renato Rascel, anch’egli nel cast insieme a Marisa Allasio. Il film è una delle quattro produzioni della Titanus-Metro, società transatlantica nata per favorire la circolazione dei film italiani nel mercato statunitense, e racconta l’incontro artistico e amoroso di Marc un cantante italoamericano con la scena musicale romana, esaltandone il repertorio culturale e artistico.

Distribuito negli Stati Uniti nel gennaio 1958 il film è nominato ai Laurel Award per il miglior musical dell’anno, ottenendo un buon successo di pubblico e critica, trainato anche dalla figura divistica di Lanza che presterà nuovamente il suo volto e la propria voce in un altro film musicale ambientato in Italia: For the First Time (Come Prima, Maté, 1959).

Oltre alla celebre scena dove il protagonista si esibisce in strada cantando Arrivederci Roma sul bordo della fontana del Nettuno di piazza Navona, in un’altra importante sequenza musicale Marc incontra un gruppo di giovani italiani intenti a far festa in cima a un tetto del centro che gli chiedono di imitare alcune famose canzoni del repertorio italo-americano. Lanza canterà Temptation di Perry Como, che definirà «an Italian boy!»; segue Jazel di Frankie Laine, un «real crooner» di cui Lanza rivela le origini italiane («His name is “Lo vecchio!”») e Memories Are Made of This cantanta da Dino Paul Martin, figlio di Dean Martin. Lanza chiude il numero con un’imitazione di Louis Armstrong, l’unico che «non ha bisogno di essere italiano» per essere bravo, facendo scatenare i giovani in un rutilante girotondo collettivo.    

Mostrando suggestivi scorci del centro storico di Roma, il film esporta nel pubblico americano l’atmosfera romantica della Città Eterna. Renato Rascel, nei panni dello zio italoamericano che ospita Marc, rivelerà al nipote: «Maybe Paris is the most beautiful city in the world... consciously, but Rome is the most beautiful city in the world... unconsciously».

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