Salvatore Fiume

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Salvatore Fiume

Di Ben Merk / Anefo - Nationaal Archief, CC BY 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=45694906

1915 / 1997

Comiso, Milano, Italy

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Salvatore Fiume, artista poliedrico, si dedica completamente alla produzione artistica dal 1946, quando lascia Olivetti, dove lavorava dal 1938 come art director di Tecnica e Organizzazione, grazie alla quale aveva avuto modo di avvicinarsi ad intellettuali di prestigio come Franco Fortini e Leonardo Sinisgalli. È nel 1946, infatti, che acquista una ex filanda ottocentesca a Canzo, dove stabilirà il suo studio e la sua residenza, e dove realizzerà opere capaci da subito di interessare il pubblico e la critica italiani e internazionali.
Nel 1949, nel corso della sua prima personale alla Galleria Borromini di Milano, il direttore del MoMA Alfred Barr acquista per la collezione del museo il dipinto Island of Statues, mentre la sua partecipazione con il trittico Isola di statue alla XXV Biennale d’Arte di Venezia del 1950 sarà documentata da un’immagine a tutta pagina della rivista americana Life, «a world of inscrutable colossi who stand as awesome monuments to a past civilization».
Anche per quella capacità di riferirsi al passato storico con uno stile contemporaneo che aveva riscontrato Life, nel 1951 Fiume viene invitato due volte da Gio Ponti a contribuire all’allestimento dei transatlantici con grandi dipinti: l’Italia Mitica per il Giulio Cesare, composizione ispirata all’opera di artisti come Masaccio, Paolo Uccello e Piero della Francesca nella rappresentazione di una città rinascimentale ideale, di 15,30 metri per 2,80 e Le Leggende d’Italia per l’Andrea Doria, che nei loro 48 metri di estensione per 3 metri di altezza raccontano le bellezze della penisola, raccogliendo per piazze, vie e loggiati molti capolavori dell’arte italiana, dalle pitture rinascimentali alle opere scultoree. Questo secondo dipinto, magnificato sulle pagine di molte riviste, tra cui Life e Domus, giace dal 1956 sui fondali dell’Oceano Atlantico al largo di Nantucket dopo il naufragio dell’Andrea Doria: di lui Fiume scrive, sulle pagine de Il Fiume «Ora mi sono adattato a immaginarlo fra i pesci, visitato da centinaia di pesci-lanterna che vanno a guardarselo pezzetto per pezzetto, come noi del mestiere facciamo coi quadri che vediamo per la prima volta. Non potevo rassegnarmi all’idea che il mio lavoro di un anno fosse condannato alla decomposizione nel buio e nel silenzio del fondo marino. Pareva inaffondabile, tanto era grande nel mio studio, disteso comodo sulle pareti come un gigante sdraiato sulla spiaggia». 
Sulla scia di queste importanti commissioni, Fiume ha l’occasione di realizzare alcune opere anche negli Stati Uniti, oltre a quelle in collaborazione con Ponti, come quelle, nel 1953, per il Time & Life Building nel Rockfeller Center a New York in cui, per rappresentare una storia immaginaria di Manhattan e della baia, le reinventa come Isole di Statue o alcuni libri d’arte, come la traduzione del 1959 del Quo vadis? di Sienkiewicz, le cui piccole illustrazioni fitte di figure e scene sono realizzate anche con l’aiuto di una lametta da barba, la cui flessibilità gli permette di sottrarre strati sottili e piccoli di colore.

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The Museum of Modern Art

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sculptor

Sources

1950. «Cross section of today’s art. Venice gets works from 22 nations for its biggest biennale». Life. 11 dicembre: 101/109
1953. «Floating guide to art. New ship’s murals present panorama of Italian works». Life. 22 giugno: 57/59
Fiume, Salvatore. 1956, «Al largo di Nantucket». in Salvatore Fiume, Il fiume. [s.l. (Canzo ?): s.n.,] 

Author Marta Averna