Massimo Campigli

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Massimo Campigli

Di Federico Patellani - http://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-LOM60-0026528/?view=autori&offset=7579&hid=3920&sort=sort_int, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=85899366

1895 / 1971

Berlin, Germany; Saint-Tropez, France

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Massimo Campigli, pittore italiano attivo dagli anni ’20, quando scopre a Parigi, dove si era recato come corrispondente del Corriere della Sera, la sua vocazione pittorica ha una formazione, da autodidatta, che sente l’influenza degli artisti conosciuti e frequentati in Francia, e quella dell’arte etrusca, scoperta durante una visita al Museo etrusco di Villa Giulia a Roma nel 1928. “La scoperta e la riflessione sugli Etruschi equivalgono alla scoperta di sé stesso. La forma schematizzata, che [egli] andava perseguendo come alla ricerca di una decantazione del reale, un'aspirazione ad evocare un mito cui l'arte desse forma tangibile, acquista attraverso questa nuova esperienza una significazione più precisa, si va configurando in uno stile definito, che diventerà quasi ossessione di un motivo reiterato all'infinito sino a diventare, nel corso degli anni, una formula con tutti i pericoli e i limiti che questa può comportare.”
Egli è noto negli Stati Uniti a partire dagli anni ’30, quando Julien Levy, dell’omonima galleria in Madison Avenue, comincia a esporre artisti contemporanei attivi a Parigi: le opere di Campigli sono presentate in tre occasioni successive, nel 1931, nel 1935 e nel 1939. Campigli stesso si trasferisce per qualche mese, nel 1935, a New York, dove ottiene grande successo specie come ritrattista. Proprio a New York ha modo di portare avanti la collaborazione con Gustavo Pulitzer Finali, avviata durante l’allestimento del transatlantico Conte di Savoia, dove aveva disegnato, per il Salone Grande, il cartone di un grande arazzo, tessuto a mano da Maria Hannich, con donne su piccole imbarcazioni intente a salutare lo spettatore. Infatti, questi lo invita a contribuire all’allestimento di una zona Night club nella sezione dedicata alla ristorazione e al divertimento italiani del Padiglione italiano all'Esposizione universale di New York del 1939, progettato da Michele Busiri Vici.
L’esperienza di Campigli sui transatlantici continua anche nel secondo dopoguerra: l’artista è invitato a partecipare all’allestimento e alla decorazione del Conte Biancamano, nel 1948, dove realizza nella Sala di Soggiorno di seconda classe una parete dipinta, Donne al mare, che chiude l’allestimento di Boico, Cervi, Frandoli, Nordio e del Giulio Cesare, nel 1949, dove realizza un pannello per la Sala delle Feste per il progetto di Gio Ponti.
Le sue opere sono esposte regolarmente nei principali musei degli Stati Uniti: il solo MoMA lo espone 8 volte tra il 1935 e il 1955, in particolare durante la famosissima rassegna Twentieth century Italian Art, che riconosce il ruolo dell’arte italiana del Novecento, affrancandola da quella francese, fino a quel momento più nota.

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Author Marta Averna