IX Triennale di Milano

exhibition
IX Triennale di Milano

1951

Palazzo dell'Arte, Milan, Italy

scenario
category
events
tag
exhibition

La IX Triennale di Milano  del 1951 - rassegna che registra un’inversione di tendenza rispetto alla preoccupazioni sociali della precedente edizione del 1947, con la riproposizione del tema dell’“unità delle arti” e l’ampio spazio dato alle arti decorative - si apre in un momento in cui l’interesse americano per la cultura italiana del progetto è in fase ascendente, dopo l’attenzione suscitata dalle esposizioni newyorkesi della House of Italian Handicraft e mentre è ancora in corso la mostra Italy at Work, che partita nel 1950 dal Brooklyn Museum si avvia a toccare altri 11 musei americani. Per la prima volta, inoltre, la manifestazione include la partecipazione degli Stati Uniti, organizzata dal MoMA, con una mostra di oggetti per la casa allestita nel padiglione progettato appositamente dai BBPR, dove verrà successivamente sostituita da una mostra fotografica dell’architettura e dell’urbanistica americane dal 1947 al 1949.
L’accoglienza riservata all’evento dalla stampa statunitense, se non particolarmente ampia (lo stesso New York Times, che aveva annunciato la mostra l’anno prima per bocca della critica di design Betty Pepis, in quel momento in Italia, non copre l’evento con un report, ma si limita a riferire le impressioni espresse nel merito da due designer americani, William Pahlmann e Madelyn Smith, in un incontro alla Home Fashion League) fu però calorosa. Addirittura entusiastico è il numero speciale dedicato alla Triennale da Interiors in settembre. L’autore del servizio sulla rassegna, il designer Walter Dorwin Teague - uno dei curatori di Italy at Work - esalta la manifestazione, che nel suo insieme gli pare trasmetta una travolgente impressione di vitalità, configurandosi come un salutare antidoto al nuovo accademismo modernista. Al tempo stesso, Teague rileva compiaciuto le qualità della produzione italiana, caratterizzata da libertà, fantasia, gaiezza, ingegnosità, eccellenza artigianale, stimolante spirito individualistico. Questi elogi contrastano con le dure critiche rivolte alla partecipazione americana, presentata in contrapposizione al gusto italiano come improntata allo “sterile purismo” ancora di osservanza Bauhaus, propugnato dal MoMA con le sue mostre del Good Design - un attacco che dà l’esca a uno scambio polemico sulla rivista tra l’autore dell’articolo da una parte e Betty Chamberlain, responsabile della comunicazione del museo newyorkese e Edgar Kaufmann, jr, ideatore delle rassegne del Good Design, dall’altra. 
La ricezione della IX Triennale sul numero speciale di Interiors - che, secondo quanto riferiva la direttrice della rivista Olga Gueft al presidente della Triennale Ivan Matteo Lombardo, ebbe un grande successo e, essendo stato molto richiesto da varie organizzazioni, giornali e riviste in tutti gli Stati Uniti, andò presto esaurito - contribuì quindi a confermare la visione già diffusa, e destinata a durare fino alla seconda metà del decennio, del design italiano come vivace, creativo ed estroverso, artigianale e decorativo. 
 

Related Vectors

"Nona Triennale di Milano"

Interiors, 2/1951

"September Issue to feature the Triennale of Milan – a reference number of lasting importance."

Interiors, 1/1951

Interiors, 5/1952

monographic issue

Sources

Domus. «Stati Uniti.» luglio 1951: 6-13.
Interiors. «Kaufmann re-rebutts Teague.» March 1952: 8.
Interiors. «Teague files a rebuttal.» December 1951: 8.
Interiors. «The Museum answers Teague.» November 1951: 10.
Pansera, Anty. Storia e cronaca della Triennale. Milano: Longanesi, 1978.
Pepis, Betty. «Interest is cited in Italian styles.» New York Times, November 1951.
Pepis, Betty. «Milan to present decorative arts.» New York Times, August 1950.

Author Giuliana Altea