"Art in European Architecture / Synthèse des arts"

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"Art in European Architecture / Synthèse des arts"

Copertina del libro di Paul Damaz, Art in European Architecture / Synthèse des arts, Reinold Publishing Corporation, New York, 1956

1956

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Volume a cura di Paul Damaz edito nel 1956 da Reinold Publishing Corporation (New York) in edizione bilingue, inglese-francese. Il libro intende definire le peculiarità di un “movimento” composto da rappresentanti eterogenei del mondo dell’arte, attenti a proseguire una vocazione all’unione delle arti che l’autore ritiene essere tipicamente europea. Tra il 1954 e il 1955, l’architetto e storico dell’architettura portoghese (poi naturalizzato americano) Paul Damaz (1917-2008), stabilisce un preciso metodo di indagine al fine di pianificare la sua ricerca rivolta all’Europa (con l’esclusione dei paesi dell’est) dedicata alla collaborazione tra artisti e architetti e al ruolo dell’arte nell’architettura. Damaz seleziona materiale specialmente iconografico in larga parte proveniente dalle testate francesi di André Bloc, grazie al ruolo di corrispondente americano che aveva ricoperto negli anni precedenti per la rivista francese “L’Architecture d’aujourd’hui”. Affida la prefazione a Le Corbusier che stila un testo sulla syntyhèse des arts dal carattere più teorico, legato a una comprensione dello spazio a cui l’architetto deve arrivare tramite un animo da plasticien e tramite un’intima conoscenza delle arti, in parte divergente rispetto ai risultati raccolti da Damaz perlopiù incentrati su episodi di abbellimento dell’architettura. Il fulcro del volume riguarda principalmente l’Italia e la Francia, le due nazioni in cui, per l’autore, si registrano gli episodi più riusciti. L’elemento distintivo italiano ricade in una diffusa collaborazione tra artisti e architetti che tocca varie tipologie costruttive, manifestazioni temporanee, interni di navi, di appartamenti borghesi nonché il sapiente uso di materiali e tecniche (pittura murale, scultura, mosaico, vetrata), tutto “condito” da quella “fantasia” tipica della creatività degli artisti del paese. Il propagarsi di questo fenomeno è ricondotto alla diffusione (delineata anche in chiave negativa) di uno “spirito decorativo” non trascurabile: una questione di quantità piuttosto che di qualità. L’arte astratta, vista in termini “politicamente corretti”, formali e in linea con aspetti decorativi, contraddistingue quasi tutte le opere pubblicate. Damaz specifica come l’astrattismo fosse più conciliabile, anche a livello di integrazione, con l’architettura contemporanea, per una questione di compatibilità morfologica, oltre ad avere un doppio vantaggio: stimolare maggior fantasia e immaginazione nello spettatore, oppure passare inosservata e non causare turbamenti visivi. Le opere pubblicate sono il frutto di una precisa selezione e sono funzionali non tanto a individuare una linea di coerenza nel tentativo di precisare significati più profondi, ma a raccogliere quelli che, agli occhi di Damaz, erano i modelli più efficaci per rappresentare le diverse sfaccettature del tema individuato secondo categorie geo-politiche, tipologiche e tecniche. Impostazione divulgativa, utile a dimostrare la diffusione di esempi con l’evidente rischio di fare di tutta l’erba un fascio. Damaz non fornisce una linea chiara e univoca sull’argomento: in seguito a una panoramica storica (funzionale a giustificare il carattere universale del soggetto) in cui elogia il medioevo, a dispetto dell’individualismo rinascimentale, il barocco e la conformità stilistica tra arte e architettura tipica di alcune avanguardie, arriva a contemplare una casistica di modelli e di esempi piuttosto variegata. Benché per l’Italia prevalgano negozi e interni borghesi, nel libro dominano modelli ecclesiastici e civici della ricostruzione post guerra che enfatizzano il ruolo avuto dal piano Marshall verso specifiche tipologie (educative), “umanizzate” dal ruolo dell’arte e degli artisti. Nonostante rappresenti il primo studio a riguardo, il libro di Damaz arriva in un momento in cui l’Europa intera stava ripensando al concetto di collaborazione tra artisti e architetti come evidenziato da alcune recensioni del tempo che ne criticano l’impostazione e la scelta delle opere pubblicate.

Sources

Golan, Romy. Muralnomad. The Paradox of Wall Painting, Europe 1927-1957. New Haven & London: Yale Press University, 2009.
Pezolet, Nicola. «Art in Transnational Architecture: Paul F. Damaz's Popularization of the Synthesis of the Arts Between Europe and Latin America.» Diálogo, 2017: 21-36.

Author Stefano Setti