"The Realism of the Partial Vision"

Perspecta, 9-10/1965
"The Realism of the Partial Vision"

Piano di Tel Aviv, Da The Realism of the Partial Vision, Perspecta 9/10, 114

1965

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Aldo Giurgola

architect

Nel 1965 la rivista studentesca della Yale School of Architecture, Perspecta, esce con un numero doppio. In quegli anni Perspecta è la più prestigiosa rivista di critica architettonica degli Stati Uniti; l’affiliazione universitaria e una curatela spesso ambiziosa gli conferiscono infatti un profilo singolare, di alto livello, distante dalle logiche che presiedevano la contemporanea pubblicistica commerciale. Curatore del numero è Robert A. M. Stern, un promettente laureando che farà di quel numero l’arena dove confrontare le posizioni dei tre candidati alla deanship della scuola: Charles Moore, Robert Venturi e Romaldo “Aldo” Giurgola. I tre architetti condividono le medesime perplessità nei confronti del formalismo che caratterizzava la produzione contemporanea, sempre più di frequente considerata “stanca, raffazzonata e demoralizzata”. È una protesta di carattere quasi generazionale, quella dei tre, che si colloca ai margini di un modernismo ormai privato di ogni carica trasformativa. L’obiettivo è superare questi limiti per esplorare nuovi spazi di riflessione e ridefinire il rapporto fra progetto, storia e critica. Se Moore e Venturi avrebbero interpretato il testo come un’occasione per inquadrare la propria opera all’interno di pedigree ben preciso, facendo ampio uso di riferimenti altri e collocando i propri lavori solo in conclusione, Giurgola esprimerà la propria posizione solo attraverso la sua architettura, senza riferimenti o apparentamenti di alcun genere. Al di là del carattere strumentale all’ottenimento del posto, il saggio su Perspecta sarà per Giurgola un esercizio al limite dell’autocoscienza critica che ragiona su disegni, modelli e fotografie di progetti appena conclusi, talora inediti. 
Quello dell’architetto italiano è una riflessione che rifugge da astratte costruzioni teoriche in nome di un realismo derivante dall’osservazione e dalla restituzione delle complessità urbane. Non a caso, il vero titolo del saggio è “Riflessioni sull’architettura e la città”. Esplorare le relazioni che intrecciano queste due componenti – scrive Giurgola – è un modo per andare oltre lo schematismo che aveva contraddistinto gran parte delle formulazioni teoriche del moderno. Per farlo, è necessario abbandonare le astrazioni della visione zenitale per far ritorno alla one point perspective, che operi dall’interno dei “fatti che fanno la città” e sappia ricondurre l’architettura alla sua componente essenziale: lo spazio racchiuso. La visione parziale esposta da Giurgola – ribadita nel sottotitolo del saggio – è quindi un modo per operare sui limiti che definiscono lo spazio e collocare il progetto in una condizione mediana fra internità ed esternità: la plastica del muro e il suo spessore diventano i temi di una poetica realista, radicata nell’ambiente umano e finalmente a portata di sensi. Ma è anche un modo per ragionare su un rinnovato ordine disciplinare che confini l’azione dell’architetto entro un intervallo ben definito e misurabile. In questo senso, il discorso di Giurgola rinvia ad alcuni temi già centrali al tempo della sua formazione romana, quando fra il 1939 e il 1950 aveva incontrato l’opera e gli insegnamenti di Fasolo, Del Debbio, Piacentini, Aschieri e Foschini.  Abbandonati dal dibattito nazionale, questi temi avrebbero trovato negli Stati Uniti un impensabile spazio di sopravvivenza.

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Aldo Giurgola

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Sources

Brennan, AnnMarie. «Perspecta 9/10 and the Emergence of Postmodern American Architecture.» Gold: Proceedings of the Society of Architectural Historians, Australia and New Zealand 33. 2016. 76-82.
Giurgola, Romaldo. «Reflections on Buildings and the City: The Realism of the Partial Vision.» Perspecta 9/10 (1965): 107-130.

Author Filippo De Dominicis